domenica 30 maggio 2010

Cercare in un passero su un ramo lo spunto per la rivoluzione



Certe volte viene da credere che non esista, il libero arbitrio. Perché, se ieri dovevo scegliere tra X ed Y, non è che avessi davvero la possibilità di scegliere Y, se poi si è verificato X. Era impossibile che si verificasse Y e la prova è che effettivamente Y non si è verificato, in quello che per noi comuni mortali (noi che di fisica ne capiamo ben poco, e certo non le cose scoperte dal padre del leader degli Eels) è l'unico universo, l'unica realtà esistente. Per noi che negli universi alternativi, o paralleli, non ci crediamo (ok, è arrivato Lost nel frattempo, ad incasinare le nostre convinzioni). Gli eventi accadono per necessità, determinati da una massa di variabili così estesa ed intricata, che non ci è dato ricostruire, per ora, con i nostri limiti. I segni ci sono, anche se non riusciamo a leggerli.

Per esempio, ce n'erano, di segnali, che gli equilibri dello sviluppo si sarebbero riaggiustati, nel mondo, e che Paesi emergenti sarebbero arrivati a sembrare (ed essere, anche se per il momento solo in parte) attori fondamentali sullo "scacchiere internazionale". Prendete i BRIC, per esempio. Va bene, la definizione non è nata in ambito accademico, ha un uso più che altro giornalistico e sensazionalistico e i tentativi di farla passare per una specie di organizzazione, e non di un gruppo eterogeneo la cui coordinazione e cooperazione è sempre occasionale, eventuale, non istituzionalizzata, è puerile. In più la Russia non è che c'entri molto, con gli altri. Va bene allora, BIC. Ecco, prendiamo i BIC. Che avrebbero avuto un futuro radioso, doveva essere capito almeno dai primi anni '90. Street Fighter: Blanka e Dhalsim i personaggi più interessanti, Chun Li una gnocca pazzesca. Eh, i segnali...

giovedì 27 maggio 2010

Così battezzo anche Twitter


Ok, ammetto di non essere molto imparziale sul tema. Perché della Corea del Sud sono, come si direbbe in inglese, un big fan. Un po' perché, davvero, al mondo non esiste un'area interessante quanto l'Asia orientale e diciamocelo, di avere una passione per il Giappone son capaci tutti, soprattutto se fai parte di una generazione che è cresciuta a suon di anime, è impazzita per Mai dire Banzai, si è potuta godere il periodo d'oro di Kitano (e di Miike, e di Sono...) e il boom dei locali di sushi nelle città (e Padova non scherza, in questo). E la Cina è per yuppies che si fanno trascinare dalla corrente, almeno per il momento. La Corea invece è perfetta, per fare gli snob. Un po', anche, perché mi ricorda, per mille piccole coincidenze (che probabilmente mi costruisco io), la mia adorata Germania: alcune dinamiche sociali ed elementi caratteriali diffusi, alcune somiglianze nell'industrializzazione e nell'economia, alcune coincidenze storiche, il paese diviso, ecc ecc.

Aggiungiamo, visto che ci siamo, che Kim Ki-Duk, il mio regista preferito, ha girato un numero variabile di film che stazionano periodicamente nella mia decina di film preferiti (stabilmente almeno tre: L'Isola, Ferro3, La Samaritana)e che sono coreani pure due dei migliori fumetti che abbia mai letto (Il Grande Catsby, soprattutto, e I Fiori del Male) ed una delle serie tv demenziali più riuscite (Franceska). La ciliegina sulla torta: trovo geniale l'idea di avere una rete nazionale satellitare, in lingua inglese, che faccia una promozione del Paese a tutto tondo, dal punto di vista turistico, certamente, ma anche culturale, sociale, politico, con programmi di approfondimento precisi e professionali, documentari coinvolgenti, lezioni di lingua coreana molto divertenti ed amenità varie (non mancano ovviamente badilate di K-Pop mielenso e i tornei di videogiochi vari).

Comunque, morale della favola: avete bisogno di un'idea semplice, economica e di facile realizzazione per una salsa da abbinare a piatti di carne o verdura spadellati? Ecco la soluzione, direttamente dalla rete Arirang. Tritate finemente una quantità a piacere di cipollotti e spicchi d'aglio (più avrete la pazienza di essere minuziosi, nella dimensione del trito, meglio verrà la salsa). Scaldate sul fondo di una padella un filo d'olio (avvertenza: se non l'avete già fatto, abbandonate per sempre il falso mito che la cucina italiana sia la migliore cucina del mondo. Fandonie che ci raccontiamo per avere almeno qualcosa di cui vantarci. Il mondo è pieno di ottime cucine nazionali, di cui è impossibile fare una classifica oggettiva di qualità. Mai provato a considerare il Sud-Est asiatico, il Sud America, l'Europa centro-settentrionale, per esempio? Quindi, come primo atto liberatorio da questa schiavitù mentale, ripetete cento volte che l'olio extravergine d'oliva non è il miglior olio del mondo. Esistono molti altri tipi di ottimo olio, ognuno più adatto per determinati scopi. Questa volta usate un olio di semi, preferibilmente di girasole), e fate appassire nella padella i cipollotti e l'aglio -senza fretta e a fuoco lento. Raggiunto il punto di cottura desiderato, aggiungete salsa di soia (del tipo giapponese -salato, per intenderci), miele (chiaro) e zucchero, regolando anche in questo caso le quantità secondo il vostro gusto. Fate continuare la cottura, se necessario, fino ad ottenere una consistenza vischiosa. La salsa è pronta: versatela nella padella con gli ingredienti principali del piatto, mescolate, e lasciate insaporire qualche minuto prima di servire.

(Questo post dato che la mia blogger preferita latita dal web -o parla di argomenti esiziali- e con lei la rubrica Giovedì gnocchi. Potrei farne una rubrica anch'io: "L'etnico fatto in casa - se la Lega fa chiudere il tuo kebabaro di fiducia")

Si vive insieme, si muore soli


Il Tg3 della notte non è certo un campione di imparzialità e la loro corrispondente dagli Stati Uniti non può certo vantare particolare brillantezza. Eppure, anche tenendo a mente questo, sono rimasto decisamente spiazzato, qualche sera fa.

La giornalista riportava baldanzosa una dichiarazione del presidente Obama a Napolitano, in visita negli Stati Uniti. In soldoni: l'America ci tiene a conservare un rapporto con l'Europa, ma nel quadro multipolare della relazioni con i Paesi Asiatici, il Brasile, ecc ecc... Posso capire che non le sembrasse vero poter usare finalmente la parola multipolarità con tono propositivo e non polemico nei confronti dell'America (eh, basta farsi un giretto di una decina di minuti su Camilloper farsi un'idea di quanto sia cambiata la politica estera americana), ma non ci si è resi conto neanche per un istante delle ricadute di questa posizione?

Il rapporto transatlantico è logoro ormai da decenni, senza che ci siano stati segnali di recupero importanti (non so quante volte ho sentito citare, nell'ultimo periodo, la battuta di Kissinger sul numero telefonico dell'Europa, ed eravamo con Nixon -uhm, o Ford, ricordate?). Di fatto, un legame stabile tra Europa e Stati Uniti, in cui entrambe le parti riconoscano nell'altro un pilastro fondamentale della propria proiezione internazionale, in cui ci sia una comunanza di intenti e di posizioni (o in cui si sappia trovare una sintesi tra diverse posizioni, in nome di una compattezza giudicata prioritaria al perseguimento dei propri interessi), non esiste più. Ma, almeno nella forma, un certo riguardo reciproco lo si era sempre conservato.

Ora, sembra che anche questa patina di formalità sia venuta meno. Il primo viaggio di stato ufficiale della Clinton in Asia e non in Europa (novità assoluta), tanti piccoli indizi nel corso della crisi, la fantomatica (sì, sì, fantomatica, per un po' possiamo ancora stare tranquilli) Chimerica profetizzata nei giornali. Frasi come quella indicata prima. Non so quanto ci sia da rallegrarsi, di questa nuova piega.

Se non altro, una cosa positiva c'è. Una freccia in più nella faretra di quanti pensano che le inflazionate teorie di Huntington sullo scontro di civiltà fossero, detto fantozzianamente, una boiata pazzesca.