venerdì 16 ottobre 2009

Qualche novità, sul fronte occidentale


Quel cambiamento di cui si parlava, qui e lì, su questo blog, prima o poi ti piglia. Ti passa alla centrifuga, e sei hai la forza (od il culo, diciamocelo) di uscirne tutto intero, ti lascia una pungente, ma piacevole, sensazione di spaesamento e barcollamento. Come un tagadà, od un paio (è un po' di più, lascio?) di birre buone.

Dopo aver chiuso un primo capitolo (come, cripticamente, da post precedente), si è riusciti ad aprirne un altro, nonostante sia sembrato quasi impossibile, prima un passo e poi un altro, che non volevano saperne di lasciarsi ammansire. Pane (insomma) e tetto, perché dopo tutto sempre questa rimane, la lotta per la sopravvivenza. In scala minore, ovviamente, perché tutti sembrano considerarci ancora troppo "piccoli" per la vera vita, quella cinica e bara, e forse abbiamo finito per crederci anche noi.
Ho trovato un posto, da solo. C'entra, davvero, con quello che ho studiato fin qui. Il mio compito si prospetta stimolante, una sfida per molti versi, avrà certo un andamento altalenante, come impegno, e per ora si è trattato della fase di secca. Si aspettano i tempi migliori, ed intanto ci si gode una città austera e decadente, la possibilità di veder passare di fianco a te nomi che finora avevi solamente potuto leggere sui giornali, la sensazione lasciata sulla pelle dall'esplodere delle bollicine frizzanti, là dove sgorgano le idee (e sui giornali, di ciò che ha detto Draghi, c'è stata una gran strumentalizzazione).

E non poteva che accadere sul fronte occidentale, tutto questo. Perché su quello orientale sono le piccole truppe, con le armi giocattolo, a muoversi, a mimare la guerra, ma tutti sanno che è solo un espediente, un'altra linea su cui tenere impegnato il nemico, sfiancarne la forza, spezzarne la tenacia, ma da cui non si può cavare nulla di buono. Lo sanno tutti, tranne quei miseri generali schierati, le capocchie di spillo che pensano di poter essere nuovi Napoleone.
Non poteva che essere ad Ovest. Verso Occidente l'Impero volge il suo corso. E seguendo il sole si muovono tutte le migrazioni, nella speranza di trovare là un posto un poco più caldo.
Ci siamo uniti ad una carovana, allenando i nostri occhi a seguire orme, a scovare sentieri, a spaziare per le praterie. Ci siamo creduti pioneri, ma nel nostro piccolo, con garbo. Ché tanto, arriverà il nuovo anno e sarà tutto finito, ma almeno è stato. Avremo giocato a fare i grandi. Combattere una battaglia, mandare avanti una casa, essere dottori del sé.

Io provo e cado e provo
e ritto sto per un momento...
e bevono i miei occhi i voli, i salti
le mie foreste e gli altri.
E dove l'aria in fondo tocca il mare (beh, non proprio...)
lo sguardo dritto può guardare.

(Avrei potuto mettere Abramo non partire, non andare, non lasciare la tua casa, cosa speri di trovar; ma che sia chiaro, che non si porti sfiga qui)



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