martedì 3 novembre 2009

Appunti sparsi su sfondo giallo. Post(-it)

Ovvero: Finché non ti ritrovi invischiato in traffichi da ufficio, non diresti mai quanto delle piccole cose possano essere indispensabili.

  • Un post di quelli sconclusionati ed autoreferenziali, per punti. Per non lasciare troppo a lungo il blog non aggiornato, per tenere informati quei due che lo leggono (che non sento granché, o a cui non riesco mai a raccontare tutto quello che vorrei) di alcune nuove.
  • In barba al ciclo naturale dei prodotti, quella fase di obsolescenza che già pure aveva dato ampi segnali, e sembrava avanzare galoppante, se la batte ora in sonora ritirata. Mi (ri-)innamoro ogni giorno di più di tutto quello che ho scelto di studiare, di tutto ciò che per gli ultimi cinque anni ha ricoperto un ruolo (ora più, ora meno) importante nella mia vita. Leggo saggi, controllo la stampa internazionale, provo ad immaginare progetti futuri, e possibili percorsi per quelli imbastiti. Vorrei passare la vita ad avere a che fare con questo campo. Perché è importante, denso, vivo e vitale. Sottovalutato, sbeffeggiato, questo campo ha imparato a portare la croce, a muoversi sotto la sassaiola dell'ingiuria, tirando avanti quel carro su cui, in fondo, tutti stanno. Non potendo contare sulla solidità della scienza, né sulla inutile presunzione di sé di altre scienze sociali, non può che andare avanti a tentoni, cercando di migliorarsi passo dopo passo, senza perdere d'occhio il sentiero, tenendo a mente, e controllando, i passi precedenti. Adoro questo campo.
  • Sto cambiando. Che stia (forse) maturando? Quando mi capita di avere a che fare (di persona, o attraverso l'intermediazione con la carta) con qualcuna di quelle anime belle che sognano, sognano, e con la loro confortevole utopia occupano ogni spazio e marchiano di infamia, e radono al suolo, ogni piccolo tentativo, ogni sforzo un po' tentennante di salire almeno di un altro gradino, riesco, adesso, a trattenere uno sbuffo di sprezzante cinismo, tenere addomesticata la pazienza, usare con impegno e soprattutto volontà, ed entusiasmo, la forza delle idee striscianti, del buon senso, richiamare la multiformità del mondo, dei fenomeni, il loro intrecciarsi in modi del tutto non deterministici. Credo che sia maturare, questo.
  • Ho avuto, per la prima vera volta, fortuna. E con gli interessi, potrei dire: una botta di fortuna che mi lascia incredulo. Si potrebbe forse dire per la seconda volta, ma in quell'altro caso non sono così propenso a catalogare il tutto come fortuna. Perché se ritrovarsi spinti in modo che i nostri spazi vitali si tocchino, e si intreccino, costruire qualcosa, scegliersi ed unirsi non è certo governato dal fato; è prodotto umano. Sono riuscito ad accomodare la questione stage, quando tutto sembrava impossibile. Lo stesso, per l'alloggio. E, tra necessità e difficoltà, se ne sono uscite due soluzioni che sono ben lontane dall'essere una grigiastra ultima risorsa. La soluzione "lavorativa" (fa sempre un certo effetto chiamarla così, quando non è un lavoro) mi permette di passare il tempo a leggere e documentarmi, appunto, e visitare centri ed istituzioni che si occupano nella pratica di cose che io finora ho visto solo stampate nei libri. Di incontrare persone che lavorano in questo campo da anni, e sanno mettere una passione invidiabile in quello che fanno. Il direttore è gentile, attento, ed ho incontrato poche persone, finora, nella mia vita, che sapessero chiacchierare di politica internazionale in modo così interessante e coinvolgente. L'appartamento è bello, in una zona comoda e piacevole. Viverci è rilassante e piacevole; i coinquilini simpatici, gentili, premurosi. Se mi spaventa un po', l'idea di dover dividere casa con degli sconosciuti, per me che non l'avevo mai fatto prima, per me che ho delle abitudini e dei ritmi non molto ortodossi, beh, non potevo capitare in posto migliore, in cui potermi sentire a mio agio. Ho avuto fortuna che si trattasse di questa città, e considero la possibilità di viverci un poco un grande privilegio. A voler ben guardare, non si può nemmeno parlare di fortuna, anzi. Il tutto durerà ancora meno di due mesi, ed è iniziato neanche da uno. Già so che mi si chiuderà un po' lo stomaco, per il magone, al dover voltare una bella pagina. Sì, in fondo non c'è nessuna fortuna, nel vivere qualcosa di così bello, giusto il tempo di legarci abbastanza per stramazzare di nostalgia, quando ci sarà tolto. E nessuno mi citi Byron, per dio.
  • Per la prima volta mi sono davvero convinto che sia possibile coniugare e far convivere il "I know what's right, i got just one life", con tutto ciò che questo lascia intendere, al di là del senso concreto che ricopre nella canzone (I won't back down), ed il "se la vita è una sola, stai in campana" (Stai in campana). Di più, che sia fondamentale, e doveroso, farli convivere, per chi vuole sfruttare al massimo le opportunità sotto il sole. E la soluzione è un po' quella indicata dal famoso aforisma sulla libertà (la mia libertà finisce dove comincia quella dell'altro, etc). Una frase che ad un amico non piace per nulla, ma che, in fondo, ripulita da quello strato di retorica incrostata, mi ha sempre affascinato. Perché se la prendiamo dal lato "assolutizzazione del relativo" (detta in modo spiccio: questa cosa è piccola e relativa, piena di limiti e confini, di se e di ma, ma facciamo finta che sia una cosa enorme, la più grande di tutte, mettiamola a fondamenta della nostra civiltà come moloch granitico, intoccabile), beh finisce per sembrare una stronzata ovvio (ops. L'ho detto. Ho detto la parola con la S. Facciamo finta di niente). Ma c'è pure l'altro lato, la "relativizzazione dell'assoluto" (di nuovo in modo spiccio: questa è una cosa grandissima, importante, necessaria, cioè che caratterizza più di molte altre cose il nostro sistema. Ma è grande nella misura in cui, passando dalla filosofia, dalla retorica, ed entrando nella realtà, nel vissuto, sa spogliarsi dell'autoreferenzialità, della violenza, sa mischiarsi con il buonsenso e la tolleranza, sa "sporcarsi le mani" con il mondo, adattarsi, riempire ogni spazio libero, e non crollare come un blocco di pietra, dal peso insopportabile, che finisce per schiacciare tutto. La libertà è laica, o non è, si potrebbe dire). Non divaghiamo. Dicevo, queste due linee, per certi versi opposte, possono convivere, ed è proprio questa la ricetta. Ampliare, gonfiare l'una, il più possibile, fino all'ultimo centimetro prima del confine ultimo, in cui finisce per toccare l'altra. Un sapiente gioco di bilancini ed equilibri. C'è un tempo per osare, ed uno per aspettare. Ed è sempre tempo di evitare gli estremi.
  • Il profilo di rigido controllo economico è un ottimo approccio al mondo artistico. Boom. Parole grosse. Ma pensateci un attimo. Anche adottando un metro di giudizio rigorosissimo, scremando le opere dal valore mediocre o perfino solamente "discreto", dai veri capolavori, rimane una massa così enorme dall'essere assolutamente eccedente rispetto ad ogni nostra disponibilità di tempo, energie e denaro. E non è possibile trovare un modo razionale ed intelligente di selezionare intellettualmente ciò su cui concentrare la propria attenzione, a meno di non autoilludersi, e prendere per buona una sistemazione non convincente, in realtà. Per quanto riguarda me (ma mi guardo bene dal consigliare questa soluzione in giro), trovo che l'adozione di un parametro economico (compensato, certo, non assoluto) sia un criterio migliore di tanti altri. Per 10,90 mi sono portato a casa una raccolta (quintupla!) della regina del fado, Amalia Rodriguez; per 15 circa quattro libri usati, Il demone e La croce buddista di Tanizaki, Il padiglione d'oro di Mishima, L'isola del dottor Moreau di Wells.
  • La lista, su un quadernetto, dei post da scrivere è diventata decisamente lunga, saremo a quota otto o nove, credo. Principalmente a tema musicale.
  • Sto iniziando a perdere un po' di capelli, pare. Stanno iniziando ad ingrigirsi, pure. Il dramma, in tutto questo, è che il tasso di velocità del primo fenomeno sembra essere più veloce di quello del secondo. Rischio, potenzialmente, di ritrovarmi pelato prima di aver avuto la possibilità di diventare un fascinoso brizzolato. Sono cose che fanno riflettere.

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