venerdì 15 aprile 2011

Lo struzzonismo

Adesso che è stata approvata, si può provare a dare qualche giudizio. Non sulla legge in sé, visto che di rinvio in rinvio, di settimana in settimana, se n'è parlato talmente tanto nei giornali e nei talk show. Con buoni argomenti da entrambe le parti, con argomentazioni totalmente campate in aria da entrambe le parti, con un'insistenza e una ripetitività ossessiva, quando si pensava di aver trovato il punto giusto su cui battere, da entrambe le parti. Per cui, su questo, meglio andare a buffet. Che ognuno si prepari un piatto con quello che lo convince di più -e se riesce a farlo prendendo un po' da questo e un po' da quello, tanto meglio.

Proviamo a dire due cose sul comportamento del Pd (che novità, eh?). Con una prima precisazione, che non sarebbe necessaria, se la parola non fosse spuntata immancabilmente con un accento di disapprovazione in ogni tg in cui sia stata pronunciata: l'ostruzionismo è una tecnica più che legittima per un'opposizione parlamentare.

Ci siamo tutti innamorati nell'astratto di un modo di fare opposizione costruttivo, basato sulla disponibilità a collaborare per il miglioramento delle leggi, sulla presentazione di emendamenti per quegli articoli che proprio non vanno, su dibattiti ispirati, chiari e puntuali sugli argomenti in questione. Contemporaneamente non abbiamo avuto troppe riserve nel contestare chi declinava la pratica dell'opposizione unicamente sotto forma di slogan, lotte dure, aventini annunciati o praticati. Tutto buono, tutto giusto, a patto di non finire per rifiutare l'idea dell'ostruzionismo come pratica lecita, accettabile, efficace.

Il problema allora è capire quando darsi all'ostruzionismo può avere un senso. Giusto per non far venire meno il gusto dei bivi e delle dicotomie, i casi sono due. L'ostruzionismo può avere senso come simbolo, come gesto in sé: la legge è talmente sbagliata, talmente aberrante, un passo indietro per il vivere civile, un danno per l'intero Paese, che come opposizione ci sentiamo in dovere di tirare su un muro -perché voi maggioranza vi rendiate conto, di quanto siamo indignati, e magari abbiate un'illuminazione e rinsaviate; perché nel Paese si sappia, quanto è negativa la misura che sta per essere adottata, e l'opinione pubblica ne diventi cosciente; perché nessuno mai abbia l'ardire di considerarci complici di quello che viene fatto. L'altro caso è una funzionalità pratica della tattica. Faccio ostruzionismo, rallento a dismisura i lavori, faccio sì che ogni singola votazione sia portata avanti con un ritmo sfibrante, e in questo modo aumento la possibilità che su ogni singolo articolo votato venga meno il numero di voti necessari per l'approvazione. Con una lunga lista di possibili risultati: riesco a dare l'idea di una maggioranza in difficoltà, se ogni singola votazione diventa un rebus; ci riesco ancora meglio, se un certo numero di volte la maggioranza va sotto; è possibile che non siano approvati quegli articoli che trovo più inaccettabili; magari si affossa l'intera legge.

E in questo caso concreto? Non si era davvero nel secondo caso. Alcuni piccoli risultati erano già stati "portati a casa": molto rumore sulla questione, ampia copertura della stampa e quindi informazione dell'opinione pubblica, in un certo qual modo (al di là dei numeri finali dell'approvazione) si era dato ancora una volta l'idea della fragilità della maggioranza -presenze controllate con piglio da gendarmi, ministri fissi in aula, perfino il Consiglio dei Ministri tenuto in Parlamento. Gli altri risultati - quelli "concreti", non solo morali- non erano raggiungibili. Non che non lo fossero già dall'inizio, dato che non si era posta la fiducia, ma lo erano diventati almeno da quanto si era deciso, prevedibilmente, di procedere con il voto non segreto. Per cui le uniche ragioni dell'ostruzionismo rimanevano ideali, simboliche. Si potrebbe discutere se fosse il caso, se la situazione e la legge in questione fossero davvero da allarme democratico (no, il mio parere). Forse è meglio interrogarsi sull'opportunità di questo comportamento. Innanzitutto, un simbolo è reso più efficace dalla sua intensità. Meglio qualcosa di forte, deciso, ma di breve durata, rispetto a qualcosa che si trascina, fino all'inesorabile punto in cui inizierà a boccheggiare -e a puzzare- come un pesce. Fai il tuo gesto simbolico, ne godi i frutti, torni alle normali attività. Ma al di là dei risultati, dell'utilità, c'è anche una questione di principio. Uno dei punti-chiave della tua retorica è "hanno occupato il Parlamento per mille secoli con una questione secondaria, che non fa gli interessi del Paese, che fa gli interessi solo di poche persone, se non una". Declinato anche nella variante "questa maggioranza sta svilendo e compromettendo il ruolo del Parlamento". FANTASTICO. Detto senza ironia. Per una volta hai avuto l'accortezza di sceglierti una battaglia significativa e importante. Non una battaglia che puoi condurre senza alcuna attenzione ai modi, visto che allo svilimento del ruolo e dei lavori del Parlamento hanno contributo anche i governi di centro-sinistra, ma una battaglia che puoi comunque cavalcare con credibilità, visto che il momento più negativo di questo processo è ancora legato al secondo governo Berlusconi. Una battaglia di quelle di una volta, si potrebbe dire: che guarda al livello di civiltà e di dignità del Paese, che può avere effetti concreti sul miglioramento della politica e dell'amministrazione, che tocca alti livelli intellettuali e morali, ma ha al tempo stesso legami con la vita della gente. E come decidi di portarla avanti? Cercando di trasformare il Parlamento in un Vietnam nella speranza che la maggioranza incappi in una qualche imboscata? Allungando ancora a dismisura, di settimana in settimana, i lavori che stanno bloccando il Parlamento e intaccandone il senso ed il valore? Facendo il teatrino della recitazione degli articoli della Costituzione (contribuendo al processo di esaltazione e difesa acritica e fondamentalista della Costituzione sempre più diffuso? Dando una mano a svuotare sempre di più il testo dei suoi valori e della sua importanza, banalizzandolo a mantra spendibile in tutte le stagioni, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni?) invece di lanciarti in discorsi ispirati e vibranti, giusto la volta che ti capita di avere le carte buone in mano? Eterogenesi dei fini, si potrebbe dire, ricorrendo ad una categoria usata tutte le stagioni, in tutte le occasioni.

(poi ci sono anche i cori su Cicchitto - ma è questione diversa dall'ostruzionismo, anche se pure ha a che fare con il modo in cui il Pd opera in Parlamento. Poi ci sono le sparate di Asor Rosa e affini, e il degrado sempre maggiore delle manifestazioni davanti a Montecitorio. Ecco, bisogna stare attenti a dividere responsabilità da responsabilità, e a volerne vedere dove non ci sono. Ma un ostruzionismo abbastanza fanatico, sfibrante, boccheggiante di sicuro non aiuta).

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