domenica 10 aprile 2011

Una buona causa

Visto che ognuno di noi ha tre desideri che può vedersi soddisfatti (funziona così, no? Ognuno di noi ha questi tre desideri, una sorta di dono innato, una dote che possiamo spendere quando lo riteniamo opportuno) e a me rimane solo il terzo - a quanto pare devo avere sprecato i primi due mentre dormivo. Visto che non è una regola scritta ma di certo è una consuetudine ormai consolidatasi e sancita socialmente, e in ogni caso un'opportuno gesto di buona creanza, dopo aver goduto dei frutti personali dei primi due desideri dedicare il terzo ad una causa comune, a migliorare la vita di molti, se non di tutti (dovrò scoprirlo, prima o poi, quale sarebbe questo vantaggio personale che mi sono conquistato, con il sacrificio involontario dei primi due desideri). Visto che, infine, di questi tempi la maggior parte della gente (oddio, non ci metterei la mano sul fuoco però) sembra averlo capito (a forza di dai e dai e dai) che con le rivoluzioni morali, o ideologiche, o sociali non si va molto lontano, o se si riesce ad andare lontano, si finisce immancabilmente all'inferno; visto che si è capito, più o meno, dicevo, che con le buone opere di ingegneria sociale ed etica si manda tutto a scatafascio -e a questo punto, liberatici dai moti dal basso o dai grandi disegni calati dall'alto, non ci restano che i terzi desideri, per migliorare il mondo).

A questo punto, facciamo così. Genio, o Gesù Bambino, o Pozzo profondo profondo, per il mio terzo desiderio, per il desiderio caritatevole, fate così, togliete dal mondo quello che più di tutto rischia di mandarlo al macero e di rovinare la vita di tutti e di creare tanta sofferenza a noi poveri cristi. L'entusiasmo. Quella brutta bestia che rende tutti zelanti; che porta chi ne è colpito a volervi convertite per forza, o almeno risollevarvi il morale (che è in fondo un tentativo di conversione ancora più subdola -una conversione a cui sia stata tolta l'ambizione). Che spinge ainiziare grandi opere, a voler mettere su un piccolo impero, e poi finisce sempre che sono altri a doverci mettere spalle, ed arti, e sforzi tremendi perché se ne venga a capo, oppure restano rovine a metà e comunque, immancabilmente, è sempre qualcun'altro ad andarci di mezzo, quando se le vede crollare in testa.

Davvero, facciamo così. Liberi tutti da quella piaga che è l'entusiasmo.

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