venerdì 8 aprile 2011

Vasco ma che stai a canta'? / 12

"le tue illuminazioni i nostri cristi fosforescenti i nostri pomeriggi appesi appesi come Mussolini e lunghi tirocini incendi nei tuoi capelli biondi e fiumi di detersivi"

Vasco Brondi nella canzone "Le ragazze kamikaze"

7 commenti:

  1. beh dai...ce la si interpreta questa...
    cioè... è abbastanza fattibile estrarne un qualcosa di filante come senso...

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  2. Ora, visto che si sta iniziando a criticare con una certa frequenza le scelte di questa rubrica, urge spiegarne il senso.

    Al di là del parallelo e dell'omaggio alla rubrica del Foglio, ci siamo fatti virtualmente prosecutori della battaglia a sua tempo iniziata dal Toè. Che non è tanto da intendersi come guerra campale contro Le Luci della Centrale Elettrica quando una sfida al modo in cui la musica de Le Luci della Centrale Elettrica è recepita, giudicata, considerata.

    C'è un punto preliminare da chiarire. Una posizione da prendere. Nel caso ci si prenda a cuore la sorte di un campo o di un'arte, la cui situazione sia giudicata preoccupante o critica, e si voglia fare qualcosa per migliorare la situazione (disclaimer: ovviamente, le parole battaglia, iniziativa, campagna in questo contesto sono da intendersi con una punta di ironia. E' un divertissement. Ormai tutto è un divertissement.) Chi è il nemico? Le scuole di pensiero grosso modo sono due (tralasciamo i vari complottismi; tralasciamo i dubbi che i responsabili possa essere il pubblico, noi.) La colpa è di chi fa musica di merda. _______________ (ognuno riempia lo spazio precedente con un nominativo di suo gusto. Si suggeriscono ad esempio Lady Gaga, Rebecca Black, Bieber, i Lost, Le Strisce. Davvero, fate voi.) Ecco, io non sono per nulla d'accordo con questa impostazione ed aderisco alla seconda scuola -spero di non esserne anche l'unico membro. Possiamo parlare di fine delle ideologie di giovani e studenti, di esaurimento parziale dell'ispirazione artistica del tempo, dell'effetto della televisione, dell'effetto di internet, di crisi varie, vere o percepite, per cercare di spiegare la quantità sconfortante in giro di musica che ci fa cadere le braccia. Ma è una posizione abbastanza faziosa: artisti, generi e fenomeni del genere sono sempre esistiti, da decenni a decenni, per lo meno da quando si è imposta la musica popolare. Il fatto che oggi questa ci sembra soverchiante, nelle proporzioni, è solo il frutto di una democratizzazione della produzione musicale e del fatto che in questo adesso ci viviamo -il presente non gode come il passato dell'opzione dell'oblio e, in ogni caso, è percepito con maggiore preoccupazione. La colpa quindi -se ci passa il gioco semplice semplice dell'attribuiamo la colpa a (e solo a)- è chi ha delle velleità. Di chi ci prova, a fare qualcosa di qualità (e ci tiene molto, a farvelo notare, che ci provano loro, non come gli altri) e invece se ne esce con qualcosa di mediocre. E' questo il punto. Non è poi troppo preoccupante, finché è il "livello medio" della musica che circola ad essere basso. In questo genere di discorsi il livello medio per antonomasia non è il punto centrale. Il problema è quando si arriva, che so, al quartile superiore, ed è quella fascia ad essere sempre più mediocre.

    Il problema è quando ciò che dovrebbe essere di qualità, d'autore, di nicchia, in realtà non ha un gran valore. In questo senso, fa più male alla musica un Le Luci della Centrale Elettrica di una Britney Spears. Ed ecco che arriva il punto della rubrica. Le Luci della Centrale Elettrica è arrivato ad essere -d'accordo, probabilmente non per autoproclamazioni ma per passaparola vari e giudizi altrui- uno degli esempi più alti di quella che si pretende essere la buona musica indipendente italiana, di qualità. Si è trovato nell'occhio di un ciclone di esaltazione. Anche le critiche negative o tiepide che si possono leggere in giro generalmente vertono sull'argomentazione "sì, i testi saranno anche interessanti, avranno un valore letterario, ma gli altri aspetti della produzione sono stati eccessivamente sacrificati. La musica è ripetitiva o banale".

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  3. Ecco, questa presunta poetica di qualità di Vasco Brondi è un mito. Non è in discussione il fatto che i suoi testi suonino più intelligenti della media dell'altra musica. Ma questo non è sufficiente -non è questo il criterio che ne dovrebbe sancire la validità. Non è nemmeno in discussione che, nelle canzoni, si trovino dei versi stupendi. Versi che dal punto di vista della musicalità, del lessico scelto, delle figure evocate, della poeticità che li permea, costituiscono una vera esperienza estetica. Il problema è che i versi di questo genere sono una schiacciante minoranza. Anzi, il problema non è nemmeno questo. Il vero problema è che, alla luce della loro frequenza, della loro distribuzione, del legame mimetico che hanno con il resto del testo e con i versi tremendi, è più che lecito iniziare ad avere dei dubbi che non si tratti di momenti in cui la sensibilità artistica dell'autore raggiunge le sue piene potenzialità, mentre altrove, vuoi per inesperienze, vuoi per scostanza, questo non riesce. Ma che si tratti di frutti casuali. Nella grande massa di versi costruiti con un certo numero di trucchetti narrativi, lessicali e sintattici, con un pizzico di malafede (si può dire?) e con buone dosi di furbizia, esce anche qualcosa di buono, inintenzionalmente. D'altronde non erano forse molti quelli che, dopo aver dato un'occhiata al generatore automatico di versi di Vasco Brondi, con una risatina sommessa hanno fatto notare che quello che ne usciva aveva una certa assonanza con i versi veri, anzi ci assomigliava proprio?

    La scelta di oggi (perfettamente d'accordo che non suona assurda come altre puntate della rubrica) ne è un esempio. Un senso c'è? Un senso sembra anche esserci (si potrebbe iniziare a discutere se questo senso c'è, solo che è vago, od è simulato, se si lascia intendere che questo senso ci sia, ma con un bel gioco di specchi). Ma qui è il punto. Il senso è al massimo vagamente intuibile. Il gruppo di versi è costruito attraverso alcuni giochini di associazione facili facili per far abboccare qualcuno (ennesima precisazione: NULLA in contrario al giochino delle associazioni. Neanche quando è surreale. Ma bisogna saperlo usare, il trucchetto. Rino Gaetano, tanto per fare un esempio banale) -senza star lì a mettersi a seguire la costruzione dei versi, basta guardare al filotto Cristi-Mussolini-tirocini.

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  4. Il commento era così lungo che ho dovuto dividerlo in due (gesto sconsolato del capo). Che nessuno lo dica ad Alessia.

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  5. monarca.
    cazzo.
    le dimensioni di questa risposta non permettono alla mia capacit di elaborazione a breve termine di fornire una replica.
    comunque:
    1-non credo di essere riuscito a seguirti.
    2-mmmm-
    3 ci si dovrebbe bere su
    4 io un crist fosforescente ce lo ho, appeso e quando spegni la luce si illumina, ho un crocifisso SUPERfluo verrebbe da dire.
    5- passo.

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  6. Volendo mettere le cose in forma più semplice (ma non necessariamente più breve). La prima parte dei commenti era per spiegare il senso della rubrica, del "prendersela con Le Luci della Centrale Elettrica". E per precisare che non è nemmeno tanto un "prendersela con Le Luci della Centrale Elettrica", quando un prendersela con il modo in cui viene recepito, analizzato, pubblicizzato e -infine- spesso mitizzato.

    La seconda parte. Spieghiamola così. In quella grande combinazione di casi e possibilità che è la realtà, si possono trovare tre risultati principali, quando scrivi qualcosa, del rapporto tra ciò che hai scritto e "il senso".

    1) quello che hai scritto non ha senso. Può succedere perché non sei riuscito ad esprimere un senso nel tuo lavoro - perché non ne sei capace in sé, oppure perché non ne sei stato capace in questa occasione specifica (non ti riusciva nel momento, nel tempo in cui hai scritto; non ti riusciva riguardo al tema di cui hai scritto, ecc.). Può essere qualcosa di voluto -puntavi ad un non-sense, a qualcosa che aveva il suo scopo nel non avercelo, un senso. Oppure il senso non era semplicemente tra ciò che volevi creare. Puntavi ad altro: sensazioni, straniamento, ecc.

    2) ciò che hai scritto ha un senso. E può essere di diversi gradi -quello che hai scritto può andare dalla cosa carina e piacevole al capolavoro.

    3) c'è uno scollamento tra il senso effettivo di ciò che hai scritto e il senso che viene percepito. Quello che hai scritto non ha senso, oppure ha "un po' di senso", ma viene considerato come un fiore raro, come un capolavoro o altre forme di esaltazione (può essere ovviamente anche il caso contrario. Hai scritto qualcosa di eccezionale, ma viene percepito come una schifezza). Anche qui, può essere uno sviluppo casuale, ma può anche essere un effetto voluto. Ci sono mille trucchetti per fare sembrare geniale qualcosa che non lo è neanche lontanamente.

    Il punto è: la produzione di Vasco Brondi in che categoria finisce? Alcune cose, bisogna ammetterlo, nel punto 2. Ad esempio, al di là della musica, io adoro il testo di "I nostri corpi celesti". Ma il resto? Molte cose -secondo il mio giudizio personale- non si avvicinano neanche lontanamente al 2. E qui, allora, o si va nel punto 1 versione volontaria - Vasco Brondi non punta al pensiero ma ad un'unica grande empatia emotiva, creata con suggestioni, in questo caso però allora viene meno l'ipotesi del cantautore geniale che incarna, descrive e spiega il tempo in cui vive o la propria generazione- o nel punto 3.

    Molte cose scritte e cantate da Brondi sono da punto 3, per come la vedo io. Usa un sacco di trucchetti per fregare l'ascoltatore, e crearsi un'aurea di genio. Trucchetti sintattici (come costruisce i versi, come li collega tra loro, come li dispone); trucchetti lessicali (se ti leggi tutti i suoi testi in fila ti accorgi che c'è qualche decina di parole chiave della retorica brondiana. Inquinamento, bombardamenti, Libia, America, fabbriche, centrali, Mussolini, altri totem politici, sociali, esistenziali. Tutte parole che ti renderanno figo, e faranno credere agli altri che sei profondo).

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  7. beh....

    allora vista cosi si, te l' appoggio....

    EPIC WIN per vasco brondi.

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